Il fenomeno del lavoro nero nel mondo delle imprese che lavorano per l’organizzazione dei concerti dei grandi artisti è uno di quelli che inizia davvero a preoccupare tanto.
Dopo i tragici eventi che hanno provocato la morte di due operai, uno a Trieste per il concerto di Jovanotti e uno a Reggio Calabria per quello di Laura Pausini, si fanno sempre più intensi i controlli sul rispetto delle normativa in materia di assunzioni e sicurezza sul lavoro.
La musica non può chiudere un occhio. Le dichiarazioni degli artisti coinvolti in questi tragici episodi sono molto nette al riguardo. E così Laura Pausini, sul suo Facebook, scrive: “Non posso sopportare alcuna condotta che si riveli irregolare e pretendo sia fatta chiarezza.
Sono davvero mortificata nel vedere associato il mio nome a fatti od eventi di cronaca di segno negativo a causa di comportamenti altrui, perchè cio’ offende gravemente me ed i seri professionisti che da anni eseguono questo lavoro.
Ora pretendo che l’organizzatore del mio tour (F&P Group) riservi la massima attenzione e che controlli non solo le imprese che forniscono beni e materiali ma anche le societa’ cooperative locali che forniscono servizi e personale“.
Purtroppo però aumentano le notizie di lavoro nero o irregolarità nei contratti di assunzione. Notizie poco rassicuranti arrivano da Treviso (20 irregolari e un operaio in nero) ancora per il palco della Pausini; da Livorno (14 lavoratori stranieri irregolari per l’allestimento del concerto di Giorgia); per fortuna è stata invece smentita la notizia di irregolarità a Caserta.
Si tratta di episodi che fanno pensare a un mondo nascosto. Un mondo sommerso fatto di illegalità che può avere dimensioni enormi. Del resto, basta pensare a quanti palchi si costruiscono ogni giorno in giro per l’Italia…
C’è una “musica illegale” di cui non si parla mai e che può avere conseguenze ancor più gravi del download illegale di mp3. Perché ci va di mezzo la vita delle persone, in primo luogo. Ma anche perché mette a repentaglio la credibilità degli spettacoli dal vivo.
Una musica illegale di cui si parla solo grazie alle morti bianche. In questo senso (spero) quei sacrifici sono serviti a qualcosa.
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