Davvero… “Di cattivo busto” il disco di esordio di Protto
Giochiamo anche noi con le parole, come spesso e ironicamente fa il diretto interessato, per annunciare la pubblicazione, proprio oggi, dell’EP di esordio di PROTTO – al secolo Nicolò Protto – cantautore e pianista torinese.
Di cattivo busto, questo il titolo del disco, è arrangiato e prodotto da Giovanni “Giuvazza” Maggiore (chitarrista tra gli altri di Eugenio Finardi e Levante) per l’etichetta Cardio Productions di Torino. PROTTO ironizza con la giusta dose di amarezza e cinismo sulla vita d’ufficio del Fantozzi moderno. L’indolenza, il logorio della quotidianità del lavoro, la saccenza di chi ha sempre ragione, la frenesia incessante di una società che non mostra alcuna pietà verso le sue pedine sono solo alcuni tra i temi ricorrenti nel disco.
PROTTO canta la glorificazione e il martirio dell’impiegato tra linee melodiche un po’ spericolate, strutture ad effetto a sorpresa e testi giocosi ma taglienti e diretti al punto giusto.
Il tutto è magistralmente arrangiato in chiave indie rock: Giuvazza riesce a rendere perfettamente al passo coi tempi un gusto classicheggiante che affonda le sue radici nella canzone italiana d’autore, ma anche nella musica classica e nei Beatles.
PROTTO è un pianista prima che un cantante e un cognome prima che un artista.
Nasce come Nicolò Protto a Tortona (AL) nel 1988, ma perde il nome durante gli studi classici di pianoforte nelle aule del conservatorio di Alessandria, da cui esce vivo ma non illeso dopo 10 anni di onorato sevizio, col massimo dei voti e menzione accademica.
PROTTO è anche un matematico, e abbraccia la strada del lavoro impiegatizio a Torino, scegliendo la tastiera del computer invece di quella del pianoforte e una sedia ergonomica invece di un sellino.
Ma PROTTO presto capisce: ogni giorno è uguale al precedente, la vita è la mogia copista di se stessa, il brivido dell’impiegato consiste nel ristorante appena aperto o la partita di calcetto il giovedì. I rimpianti proiettano le loro ombre sul muro, mentre il mondo fuori scorre veloce e liquido come il denaro che si inietta nelle vene.
Con la sua buona dose di ironia e grottesco, PROTTO si arma di penna e detersivo e dà uno spaccato dall’interno del mondo dell’impiegato moderno, fatto di repressione e alienazione dell’individuo, di indolenza, di saccenza, di frenesia isterica e di logorante inconcludenza.
Nell’EP di esordio, PROTTO prova a rivisitare le sue influenze musicali classiche e provenienti dal cantautorato italiano degli anni 60/70 in una chiave indie pop.
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