Secondary Ticketing: perché stavolta è davvero la fine?
Il fenomeno del Secondary Ticketing esiste da sempre, sicuramente da prima di internet. Si chiamava bagarinaggio! Oggi ha un nome più figo ma la sostanza è quella di sempre. Consiste nel comprare una grossa quantità di biglietti per eventi musicali (ma vale anche in altri ambiti come quello sportivo) dai rivenditori ufficiali e rivenderli a prezzi più alti agli acquirenti, spesso disposti a spendere qualsiasi cifra pur di “conquistare” un posto per il concerto del loro beniamino.
Certo, il web ha reso molto più semplice e veloce tutto il sistema che sta dietro al secondary ticketing. Lo si è visto con molta chiarezza nel recente caso che ha coinvolto i Coldplay. In pochi minuti “bruciati” 100 mila biglietti per la data italiana di Milano, a luglio scorso. Biglietti poi magicamente ricomparsi nei siti di secondary ticketing a prezzi esorbitanti!
Naturalmente gli addetti ai lavori conoscono da tempo questo fenomeno; alcuni lo denunciano da anni (leggi quanto dichiarato da David Zard e da Claudio Trotta). Spiace però constatare che la maggior parte di essi non solo ha taciuto ma, in alcuni casi ha addirittura lucrato – se non promosso – il secondary ticketing.
Il caso Coldplay però ha rotto il giocattolo. La truffa è così evidente che gli appassionati, rimasti a bocca asciutta, hanno iniziato a denunciare il fenomeno. Dapprima in tempo reale sui social network, poi in maniera ancora più concreta con esposti alla magistratura.
Quello che sta accadendo intorno a tutta la vicenda rappresenta a mio avviso l’inizio della fine del secondary ticketing, i segnali ci sono tutti. Il vaso di Pandora è scoperchiato e non si può più tornare indietro. E’ un segnale l’enorme eco mediatica che si sta sviluppando. Sicuramente l’interessamento della trasmissione di Italia Uno, Le Iene, ha avuto un grosso effetto deflagrante e per scatenarlo sono bastati pochi minuti di messa in onda. Gli esposti in Procura a Milano, la (tardiva!) petizione lanciata dalla SIAE e le denunce dei promoter non avevano mai ottenuto lo stesso effetto.
Assistiamo così alle prime prese di distanza dal bagarinaggio online da parte degli addetti ai lavori più seri (o che tali vogliono apparire…) o che hanno più potere nel mondo della musica. Alcuni arrivano a chiedere di impedire l’accesso ai siti non autorizzati di rivendita biglietti. Come un effetto domino alle loro prese di distanza si aggiungono quelle più roboanti (perché beniamini di tanta gente) degli artisti. Quando artisti del calibro di Vasco Rossi, Giorgia, Marco Mengoni, Tiziano Ferro per citare solo i primi a farlo, rilasciano dichiarazioni al fulmicotone contro i venditori di biglietti non ufficiali, a mio avviso siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Ma quanti di loro davvero non conoscevano il fenomeno? È credibile che scoprano tutto solo ora?
Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi giorni o forse già nelle prossime ore; nell’attesa, resta l’amaro in bocca per una vicenda immorale più che illegale, perché colpisce chi compra i biglietti e contribuisce a mantenere viva la musica! Una pratica che comunque, per quanto detto, stavolta sta andando incontro alla propria fine.